Trieste, gli Ungheresi prendono piede nel porto

Passa nelle mani di una società pubblica ungherese la zona “ex Aquila” del Porto di Trieste. Una superficie di circa 320 mila mq, che le aziende italiane Teseco e Seastock hanno ceduto nei giorni scorsi. Un investimento  di 100 milioni di euro, che comprende acquisto, messa in sicurezza ambientale e sviluppo del progetto che prevede la realizzazione di un nuovo terminal multipurpose.
Una volta realizzato, il nuovo terminal consentirà all’area portuale di Trieste di rafforzare la propria presenza nel settore commerciale e logistico internazionale. In particolare, consolida un rapporto commerciale già intenso tra i due Paesi: negli ultimi 3 anni lo scalo, grazie alle connessioni ferroviarie merci, è divenuto punto di riferimento per catene logistiche da e verso l’Ungheria (come automotive), raggiungendo la quota di 14 coppie di treni/settimana tra Trieste e Budapest. “L’accordo è il compimento di un lavoro durissimo iniziato nell’autunno del 2017 e, nel contempo, è solo l’inizio di una fase più concreta di sviluppo”, ha commentato il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale Zeno D’Agostino. “Il regime di Porto Franco ha avuto un ruolo essenziale nel convincere l’Ungheria, che è uno dei mercati più dinamici con cui stiamo dialogando”, conclude il presidente del porto. L’area comprende una banchina con un pescaggio di 13 metri e sarà destinata al commercio estero ungherese. Non mancano gli spazi retro- banchina da adibire a servizi di stoccaggio e manipolazione delle merci. Ulteriore vantaggio per l’area è il collegamento alla rete ferroviaria, già presente. L’accordo siglato alla presenza del vicepremier Matteo Salvini permetterà di bonificare l’intera area, oggi ritenuta un Sito Inquinato di interesse Nazionale (SIN) presso il Ministero dell’Ambiente e la Regione Fvg.